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le parole chiave del pontificato di Francesco

Papa Francesco,

Buonasera”, „Chiesa povera”, „Periferie”: 19 giugno 2013

 

Una rivoluzione nel linguaggio, oltre che nei gesti. Fin dal primo discorso – in cui si presenta come „venuto dallafine del mondo” e chiede una preghiera ai fedeli – Bergoglio rompe con la tradizione. Puntando sempre piů spessosui temi sociali: „Le banche? Crisi č chi muore di fame”

 

CITTA’ DEL VATICANO – Erano i giorni di Vatileaks. La Chiesa, secondo l’immagine evocata da Benedetto XVI nella sua ultima udienza generale, navigava su acque agitate e con vento contrario. Persino la scena del gabbiano chesi poggiava sul comignolo della Sistina in attesa dell’esito del conclave sembrava il simbolo della volontŕ di scacciare i corvi dal Vaticano. Era il 13 marzo, cento giorni fa, quando il mondo imparava a conoscere papa Francesco.

 

„BUONASERA”, „FRATELLI E SORELLE” – La quinta parola del suo pontificato č stata decisiva. Erano sembratiinfiniti i minuti durante i quali, in quella sera del 13 marzo, il Papa appena eletto era rimasto fermo a guardare dallaloggia di San Pietro la distesa di persone che lo fotografavano e si interrogavano sull’impronta che avrebbe dato allaChiesa quel pontefice che nessuno si aspettava. Poi l’esordio, con la voce ancora insicura: „Cari fratelli e sorelle”. E un attimo di silenzio, prima di quel „buonasera”, accompagnato da un sorriso solare, che ha fatto esplodere la piazza. Sul mondo si scatenava un „effetto Bergoglio”.

 

„DALLA FINE DEL MONDO” – Nelle 13 udienze generali tenute in piazza San Pietro dalla sua elezione, il numerodei fedeli ha giŕ superato quello delle 43 tenute nel 2012 da Benedetto XVI: la media, al mercoledě, si attestava pocoal di sopra delle diecimila presenze, mentre ora ci si attesta con sistematicitŕ sopra alle cinquantamila. E poi ci sonole celebrazioni pubbliche, per le quali le duecentomila presenze non sono picchi isolati. C’č l’effetto novitŕ, certo, ma c’č anche un interesse vivo per le parole di questo pontefice arrivato „quasi dalla fine del mondo”.

 

I SILENZI DIVENTATI STORICI  –  Con l’avvento di Francesco, tra l’altro, il Papa parla ogni giorno. Come corollario della scelta di rinunciare all’appartamento pontificio per vivere nella casa Santa Marta, anche la messamattutina quotidiana ha smesso di essere un appuntamento privato: il Papa celebra nella cappella della residenzadavanti a funzionari dello Stato vaticano, a vescovi, sacerdoti e fedeli, proprio come un parroco. E ogni giorno tieneun’omelia a braccio della quale vengono diffusi i passaggi salienti, che si aggiungono ai sessanta interventi ufficialipronunciati finora. E ai silenzi, eloquenti anch’essi, che sono giŕ entrati nella storia di questo pontificato. Il Papa cheha tenuto il piů lungo discorso dopo l’elezione č stato capace anche di zittire per oltre un minuto la piazza eccitata, con la richiesta di invocare la benedizione su di lui prima di impartire la sua alla cittŕ e al mondo: „Facciamo in silenzio questa preghiera di voi su di me” disse. E in silenzio impartě sabato 16 marzo la sua benedizione suigiornalisti nell’incontro dell’aula Paolo VI: lo fece, spiegň, come forma di rispetto perché molti non erano cattolici. Il 2 giugno, invece, quando ha presieduto senza pronunciare omelia l’ora di adorazione eucaristica in contemporanea e in diretta mondiale, lo ha fatto per ricordare che č su Cristo che si deve concentrare l’attenzione dei cattolici.

 

„UNA CHIESA POVERA PER I POVERI” – Ai ragazzi che, in piazza San Pietro, invocavano il nome Francesco, lo aveva detto esplicitamente: „Grazie, ma salutate anche Gesů, gridate Gesů”. Ed č una delle frasi entratenell’immaginario collettivo, che si intreccia con quanto aveva raccomandato ai cardinali, all’indomani della suaelezione: „Possiamo edificare tante cose, ma se non confessiamo Gesů Cristo”, la Chiesa diventa una „ong pietosa” e finisce col confessare „la mondanitŕ del demonio”. Il manifesto del pontificato, perň, č stato condensato sempre nelcorso dell’incontro con i giornalisti: „Ah come vorrei una Chiesa povera e per i poveri”, disse spiegando la scelta del nome Francesco. Poveri e periferie del mondo sono le espressioni ricorrenti nei richiami di Bergoglio. Nelrispondere a braccio alle domande poste durante la veglia di Pentecoste con i movimenti ecclesiali, ha paragonato la Chiesa a una „stanza chiusa” nella quale Cristo bussa perché vuole uscire da quelle „strutture caduche” per raggiungere quelle „periferie esistenziali” che avrebbe citato 4 giorni dopo anche rivolgendosi ai vescovi italiani.

 

LE BANCHE? CRISI E’ CHI MUORE DI FAME – Poveri e periferie del mondo sono le espressioni ricorrenti neirichiami di Bergoglio. Tanto da portarlo a sottolineare un richiamo sulle prioritŕ del mondo:  „Se gli investimentinelle banche calano un po’… tragedia… come si fa? Ma se muoiono di fame le persone, se non hanno da mangiare, se non hanno salute, non fa niente! Questa č la nostra crisi di oggi!”. Una crisi che Francesco definisce „antropologica” prima che „economica”. „Quello che comanda – ha affermato il pontefice – oggi non č l’uomo, č il denaro”. E insiemead esso la „cultura dello scarto”: „Il consumismo ci ha indotti ad abituarci al superfluo e allo spreco quotidiano di cibo”, ma secondo il Papa argentino, „il cibo che si butta via č come se venisse rubato dalla mensa di chi č povero”. Le parole chiave, in questo senso, sono indicate „solidarietŕ” e „condivisione”. E riguardano anche il mondocattolico.

 

„IOR NECESSARIO FINO A UN CERTO PUNTO”. Nel rispondere a braccio alle domande poste durante la vegliadi Pentecoste con i movimenti ecclesiali, ha paragonato la Chiesa a una „stanza chiusa” nella quale Cristo bussaperché vuole uscire da quelle „strutture caduche” per raggiungere quelle „periferie esistenziali” che avrebbe citato 4 giorni dopo anche rivolgendosi ai vescovi italiani. In un progetto di Chiesa cosě disegnato, č chiaro poi che lo Ior „č necessario ma fino a un certo punto”, come ha sottolineato Francesco celebrando messa proprio davanti ai funzionaridella banca vaticana.

 

PERCHE’ DOBBIAMO ESSERE DIVISI? – In quella stessa occasione aggiunse che „alcuni cristiani hannosbagliato per ragioni storiche” tanto da generare „guerre di religione”. E proprio oggi, nell’udienza generale, Francesco ha invocato un percorso sulla strada del dialogo: „Ci sono cristiani evangelici, cristiani ortodossi. Ma perché  –  si č chiesto  –  dobbiamo essere divisi?”. E se presentandosi come vescovo della comunitŕ di Roma „chepresiede nella caritŕ tutte le Chiese”, il 13 marzo aveva giŕ conquistato l’abbraccio del patriarca di Costantinopoli, la sua ultima affermazione puň tracciare una rotta storica per la barca della Chiesa. Il vento, cento giorni dopo, sembraessere girato.

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